Il mito dell’efficienza ha un’unica realtà alla fine del tunnel: esasperarci
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Ci illudiamo di poter gestire più situazioni contemporaneamente e mantenere alto il livello di produttività, ma il nostro cervello elabora un’informazione per volta, in ordine di priorità, non è un campione del multitasking. Il mito dell’efficienza ha un’unica realtà alla fine del tunnel: esasperarci. La protagonista di questo numero di KRANG è l’esasperazione. Bloccati nuovamente in uno stallo di cui pensavamo di esserci liberati, siamo stati travolti da una sensazione che lascia poco spazio alla lucidità.
Esasperazione è una parola potente, si usa per descrivere l’apice estremo di un sentimento, quando una persona ne sopporta il massimo peso, nel bene o nel male.
Ci è sembrata la parola perfetta per descrivere l’era in cui la nostra attenzione è costantemente messa a dura prova da diverse fonti, che abbiamo definito “gli iper” della nostra esistenza: i dati, l’informazione, il contenuto, l’ambizione.
Chi ha scritto su KRANG
La non resistibile ascesa dell’iper qualità
Come il pensiero, il dubbio è strutturale all’essere umano. Cartesio ci ha insegnato a ragionare razionalmente: penso dunque sono. Ma se tutti in qualche modo pensano, non tutti dubitano. Per Bertrand Russell “Il problema dell’umanità è che gli sciocchi e i fanatici sono estremamente sicuri di loro stessi, mentre le persone più sagge sono piene di dubbi”. “Mai discutere con un idiota”, ammoniva Oscar Wilde. “Ti trascina al suo livello e ti batte con l’esperienza”. Il pensiero critico, perciò, è essenziale, ed è vitale. Andrebbe insegnato, rafforzato. Ma la tentazione della semplificazione domina il mondo già a partire dal linguaggio. Dario Fo declamava: “il padrone sa 1000 parole e l’operaio 500, per questo è lui il padrone”. Probabilmente un Nobel dato a casaccio, ma l’espressione è efficace.
Nell’era del cambiamento continuo le conoscenze ti possono salvare.
La loro mancanza ti manda a fondo.
…
Evito accuratamente di usare un termine oggi desueto: cultura. Chi vuole dribblare il problema declama le virtù del relativismo culturale e manda in soffitta la conoscenza che ti nutre e quella che ti salva. L’informazione spicciola che inonda la rete fa il resto. Come discriminare nell’information overload? Come distinguere il grano dal loglio? Nel trionfo degli hater e del fake evocare la distinzione tra vero e falso diventa irreale, un residuo appiccicoso da sacre scritture mal digerite. Se chi è capace di dubitare abdica al dovere di prendere posizione e mettere fuori mercato la merce avariata, chi del senso del dubbio se ne infischia si ritiene autorizzato a propinare i suoi post sgrammaticati avvelenando le menti.