Issue 03

Il mito dell’efficienza ha un’unica realtà alla fine del tunnel: esasperarci

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ABSTRACT

Ci illudiamo di poter gestire più situazioni contemporaneamente e mantenere alto il livello di produttività, ma il nostro cervello elabora un’informazione per volta, in ordine di priorità, non è un campione del multitasking. Il mito dell’efficienza ha un’unica realtà alla fine del tunnel: esasperarci. La protagonista di questo numero di KRANG è l’esasperazione. Bloccati nuovamente in uno stallo di cui pensavamo di esserci liberati, siamo stati travolti da una sensazione che lascia poco spazio alla lucidità.

Esasperazione è una parola potente, si usa per descrivere l’apice estremo di un sentimento, quando una persona ne sopporta il massimo peso, nel bene o nel male.

Ci è sembrata la parola perfetta per descrivere l’era in cui la nostra attenzione è costantemente messa a dura prova da diverse fonti, che abbiamo definito “gli iper” della nostra esistenza: i dati, l’informazione, il contenuto, l’ambizione.

AUTORI

Chi ha scritto su KRANG

Adriano Bacconi
Sports Innovation Consultant
Enrico Sassoon
Direttore Responsabile, Harvard Business Review Italia
Cristiano Carriero
Co-Founder, La Content Academy
Tommaso Ebhardt
Milan Bureau Chief, Bloomberg News, autore di “Sergio Marchionne”
Alessandro Biggi
Founder, Avocaderia
Beatrice Böhm
Marketing and Communication Manager, Reverse
IPER

La non resistibile ascesa dell’iper qualità

Come il pensiero, il dubbio è strutturale all’essere umano. Cartesio ci ha insegnato a ragionare razionalmente: penso dunque sono. Ma se tutti in qualche modo pensano, non tutti dubitano. Per Bertrand Russell “Il problema dell’umanità è che gli sciocchi e i fanatici sono estremamente sicuri di loro stessi, mentre le persone più sagge sono piene di dubbi”. “Mai discutere con un idiota”, ammoniva Oscar Wilde. “Ti trascina al suo livello e ti batte con l’esperienza”. Il pensiero critico, perciò, è essenziale, ed è vitale. Andrebbe insegnato, rafforzato. Ma la tentazione della semplificazione domina il mondo già a partire dal linguaggio. Dario Fo declamava: “il padrone sa 1000 parole e l’operaio 500, per questo è lui il padrone”. Probabilmente un Nobel dato a casaccio, ma l’espressione è efficace.
Nell’era del cambiamento continuo le conoscenze ti possono salvare.
La loro mancanza ti manda a fondo.

Evito accuratamente di usare un termine oggi desueto: cultura. Chi vuole dribblare il problema declama le virtù del relativismo culturale e manda in soffitta la conoscenza che ti nutre e quella che ti salva. L’informazione spicciola che inonda la rete fa il resto. Come discriminare nell’information overload? Come distinguere il grano dal loglio? Nel trionfo degli hater e del fake evocare la distinzione tra vero e falso diventa irreale, un residuo appiccicoso da sacre scritture mal digerite. Se chi è capace di dubitare abdica al dovere di prendere posizione e mettere fuori mercato la merce avariata, chi del senso del dubbio se ne infischia si ritiene autorizzato a propinare i suoi post sgrammaticati avvelenando le menti.

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